Castelvecchi ha pubblicato quest’estate Augustus. Il romanzo dell'imperatore, scritto nel 1972 da John E. Williams, con una traduzione di Bruno Oddera rivista dalla brava Antonella Lattanzi.

Si tratta di una biografia dedicata a Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, designato unico erede da Giulio Cesare. Ottaviano dagli occhi «limpidi, penetranti e acuti», il ragazzo da alcuni considerato all’inizio sciocco, ma poi rivalutato alla luce delle sua altissime capacità di comando, colui che dopo le Idi di marzo si dovette assumere le responsabilità del lascito cesariano, in primis la delicata questione del potere e della successione allo stesso, l’uomo di stato che sconfisse Cleopatra e Marco Antonio e riuscì a tenere a bada un impero non immediatamente docile.

La vicenda è presentata fin dagli antefatti, ovvero parte un anno prima del cesaricidio, precisamente nel 54 a.C. e inquadra immediatamente il futuro Ottaviano tra quella che sarà la sua corte: il valoroso Agrippa, il femmineo Mecenate futuro protettore degli artisti, poi Rufo.

Lo scrittore sceglie una narrazione epistolare corale, ovvero fa raccontare le gesta dell’imperatore e i contesti storici dalla voce degli uomini e delle donne che gli furono più vicini: amici e nemici, uomini e donne, celebrità come Cicerone ed Orazio e altre personalità che la vulgata ha lasciato più nell’ombra.

Il romanzo è ambientato a Roma e nel contempo fuori Roma, anche se la capitale resta l’epicentro funzionale della trama, una Roma a tratti infida, pericolosa, per cui qualsiasi cittadino non esiterebbe a sacrificarsi: «È il mondo di Roma, in cui nessuno distingue il nemico o l’amico, in cui l’immortalità è più ammirata della virtù e dove i princìpi sono stati asserviti agli egoismi». Un’antichità in parte corrispondente alla realtà storica, in parte molto rivisitata, come lo stesso autore ha chiarito: «Sarò grato a quei lettori che accoglieranno questo libro per quel che vuol essere: un’opera dell’immaginazione».

Lo spazio riservato all’inventiva non toglie piacevolezza alla circostanza storica, alla narrazione lineare e scorrevole che svela retroscena –anche architettati- e situazioni che la storiografia ha tramandato: proprio in questo sta lo shining di un romanzo che mi sento di classificare notevole e che, ricordiamolo, è stato vincitore del National Book Award.

L’AUTORE: John E. Williams  (Clarksville, 1922 – Fayetteville, 1994) ha combattuto nelle file della United States Army Air Force in Cina, Birmania e India prima di tornare in patria dove, per oltre trent’anni, ha insegnato letteratura e scrittura creativa all’Università di Denver pubblicando quattro romanzi e due volumi di poesie.