Si aggirano fra i banchi di scuola con passo furtivo, in una scuola ogni anno diversa… con differenti alunni e colleghi… una scuola in cui dovranno guadagnarsi “con le unghie e con i denti” il loro posto, in cui dovranno ambientarsi, farsi conoscere, rispettare, apprezzare! Eppure hanno un passato sebbene sembrino muoversi in un eterno presente in cui è possibile solo fare retromarcia ma nessuno scatto in avanti! Ogni anno è come spingere il tasto rewind, si torna indietro, si ricomincia tutto da capo!

Di chi stiamo parlando? Di una strana figura presente nella scuola italiana, il precario!

Ma chi è il “precario”? Dicesi precario, quel docente iperspecializzato, collezionista suo malgrado di lauree, master e abilitazioni, il cui entusiasmo rischia l’estinzione, appeso ogni anno al filo delle convocazioni e alla tarantella delle cattedre! Nella maggior parte dei casi insegnante di vecchia data, nominato annualmente e licenziato puntualmente allo scadere dell’anno scolastico ovvero al 30 giugno.

Sono davvero tanti i precari da una vita, precari stabili ed è un triste ossimoro visto che questo stato di cose va avanti da anni, decenni in certi casi, in barba alla tanto osannata continuità didattica! 

Mentre le loro proteste continuano lungo tutta la Penisola da Nord a Sud, le dichiarazioni della Gelmini si fanno sempre più imbarazzanti, una scuola di qualità e di merito… ma le parole non corrispondono ai fatti. Non ci resta che piangere se il Ministro dell’Istruzione non fa altro che demolire colpo su colpo, taglio dopo taglio ciò che della scuola rimane… con classi anche di 35 alunni, cattedre sempre più esigue, tempi sempre minori per svolgere la fantomatica programmazione didattica, individualizzare l’insegnamento, approfondire i contenuti, coinvolgere gli studenti. E come? Con quali risorse? L’esercito degli insegnanti assomiglia sempre più ad un’armata Brancaleone, quando dovrebbe essere il fiore all’occhiello di uno Stato democratico che crede nella formazione dei suoi giovani, futuri cittadini in grado di scegliere e agire per il bene del paese.

Lo scenario, a pochi giorni dall’inizio della scuola, è a dir poco desolante. Ai 7.700 tagli del 2009 se ne sono aggiunti altri 6000 nel 2010, per non parlare del personale ATA, e la scure della coppia Gelmini - Tremonti  continua ad oscillare.

Entro il 2012 saranno più di 130.000 i docenti per strada, ad oggi 266.000 gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. Intanto in molte scuole mancano i dirigenti, oltre che i supplenti, e le immissioni in ruolo sono veramente briciole in confronto alle cattedre vacanti, 10.000 invece delle 23.000 previste senza contare tutti i docenti di ruolo soprannumerari, perdenti posto dal momento che a causa dei tagli la loro cattedra non esiste più.

Nonostante le proteste dei precari lungo tutto lo Stivale da Palermo a Pordenone e davanti Montecitorio, nonostante lo sciopero della fame di alcuni, l’indignazione e il dramma di tanti, poca è la risonanza data al ruolo dei precari, necessario e vitale per il corretto funzionamento della scuola, e al loro dramma.

Come ha detto Gad Lerner al Premio Campiello «Quello dei 200 mila precari della scuola è un dramma sociale, umano ed esistenziale da cui non possiamo distogliere gli occhi. Sono rimasto basito quando ho sentito la Gelmini affermare che non avrebbe parlato con loro perché, a suo dire, fanno politica. Ma scusi, signor ministro, lei invece cosa fa dalla mattina alla sera? È una reazione che non ha senso. La protesta dei precari non è solo la difesa sindacale, pure assolutamente legittima, di un posto di lavoro. È anche il segnale di un malessere diffuso nella scuola italiana, da troppo tempo penalizzata da tagli indiscriminati ».

In una scuola pubblica dove mancano anche i beni di prima necessità e  bisogna portar da casa sedie e carta igienica, dove le aule sempre più piene rischiano di violare la legge per la sicurezza, sembra inverosimile la vicenda di un precario che dopo 30 anni andrà in pensione senza mai essere stato assunto a tempo indeterminato. Una vita da precario quella di Ciro Borriello, che all’età di 70 anni e dopo 30 di insegnamento, architetto con 5 abilitazioni per l’insegnamento, dal 1977 ha visto il traguardo del ruolo sempre più lontano e adesso, dopo anni di onorato e sacrificato servizio, dovrà accontentarsi di una pensione da precario di 700 euro. E pensare che ai parlamentari bastano solo 35 mesi per avere una pensione da sogno e agli insegnanti potrebbe non bastare una vita per  avere una pensione da fame. Una vicenda kafkiana che è realtà, come realtà sono le classi con diversi disabili di 27 o 30 alunni, e gli alunni certificati che avranno ancora meno ore di sostegno o non l’avranno affatto.

Si, non c’è che dire, davvero una scuola di qualità!

 Sarebbe bello fosse solo un girone dantesco ma purtroppo è realtà e viene proprio da ripetere “Lasciate ogni  speranza… o voi che entrate” e agli alunni non rimane che rispondere soltanto “Io speriamo che me la cavo”.