Altro che Craig Venter (il capo della Synthetic Genomics che mise a rumore il mondo della scientifico a maggio scorso annunciando di aver creato una nuova vita in laboratorio, anche se ben presto si è capito che le cose non stanno proprio così…).

In Splice di Vincenzo Natali due giovani e ambiziosi scienziati, Clive (Adrien Brody) ed Elsa (Sarah Polley), si spingono molto più in là giungendo a dar vita ad una moderna chimera (metà umana, metà animale) battezzata DREN, e come se non bastasse, capace, ad un certo punto della sua crescita, di mutare (ma non sveleremo in quale direzione…).

C’è da star sicuri che come qualunque creatura che si rispetti, anche per questa giungerà il momento di presentare il conto ai suoi creatori, conto tutt’altro che semplice, come sempre, da saldare.

Il film si muove bene tra i due corni del dilemma: da un lato riflette (per far riflettere…) con tutti i limiti, ovvio, inerenti ad una pellicola di genere, sulle magagne della ricerca genetica “selvaggia”, mentre dall’altro si avventura nelle dinamiche profonde che si instaurano tra due scienziati (a conti fatti veri e propri genitori…) e la loro creatura.

Il primo lato sconta una debolezza di fondo della quale abbiamo già detto.

Il secondo invece, con tutti gli annessi e connessi (attrazione, repulsione, amore e odio…), è assai più riuscito e offre scorci interessanti che era un po’ di tempo che non si vedevano sul grande schermo.

Il finale non può che essere interpretato come una vera e propria annunciazione (di un sequel che di sicuro verrà…).