Da Red Dragon a Hannibal Lecter - Le origini del male, Danilo Arona ci accompagna in un viaggio nell'universo di Thomas Harris e il suo personaggio cannibale.

I nomi, più spesso i cognomi, sono talvolta appellativi “di potenza” o “di destino”. King è il Re, l’Evangelisti è il praedicator fidei che si aggira fra le epoche ad annunciare “novelle” o “verità assolute”, i furori di John Blackburn (autore tanto misconosciuto quanto da riscoprire) ardono di una fiamma indubitabilmente “nera”, la Cornwell dimostra sicuramente un ottimo rapporto con il “grano”, inteso anche all’italiana. In parte è anche un giochino scemo, di cui qualche chiosatore ha effettuato alcune incursioni anche al Maurizio Costanzo Show. Ma quella scheggia che sfugge alla grulleria solleva interrogativi e semina dubbi. Soprattutto quando, in un film che s’intitola Manhunter, un personaggio di contorno e, a prima e sbrigativa vista, neppure così importante, chiamasi Lecktor. Ohibò, ma nel libro che avevamo letto un bel po’ di tempo prima non si chiamava “Lecter”? Questioni di copyright, chi lo sa… E poi, chissenefrega. Ma allora, nel 1985, chi immaginava che Lecter sarebbe divenuto il James Bond dello psycho-thriller contemporaneo?

 

Partiamo dall’inizio. Da Thomas Harris, lo scrittore più avaro della storia. Conoscerete senza dubbio i pochi dettagli che di lui sono conosciuti e che qui non sono fondamentali. Harris parte negli anni Settanta con un romanzo, a quei tempi modaiolo e paradossalmente profetico, Black Sunday, probabilmente più conosciuto per lo spettacolare e teso film che ne trasse John Frankenheimer nel 1977, lontano comunque mille anni dal mondo cupo e sanguinario dei serial killer. Un mondo che, va sottolineato soprattutto per i troppi che sono convinti che Harris sia uno dei “fondatori” del filone, era già all’epoca abbondantemente frequentato. Dal cinema in primo luogo, soprattutto con i “giallos” all’italiana di Argento & C., ma anche dalla letteratura di “genere” che, angustiata nei confini del ghetto, non può far altro che spianare in silenzio la strada agli Harris venturi (un po’ com’è accaduto per certi autori horror, rimossi e negletti, da Charles Beaumont a Richard Matheson, senza i quali King non potrebbe esistere come tale). Eppure, senza togliere a Harris i suoi meriti, qualche nome che si cimenta con le oscure stanze della follia degli psicopatici stermina-famiglie ben prima del 1981, anno della comparsa in America (in Italia tre anni dopo) del libro Red Dragon, andrebbe pur citato. Ma prima, per i pochissimi che magari non conoscono il plot di Red Dragon, ecco lo scarno e puntuale riassunto del Mereghetti, anche per dare una logica alle nostre successive considerazioni...

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